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L’impresa riformista

lunedì 3 Giugno | 17.30 - 19.30

Presentazione del libro di Antonio Calabrò che analizza due termini – presenti nel titolo – che nel dibattito culturale e politico si prestano ad una lettura ambivalente e interpretazioni diverse.

Intervengono sul tema:

  • Antonio Calabrò, autore del libro e direttore della Fondazione Pirelli;
  • Filippo Bettini, direttore Sostenibilità e Governo dei rischi, Gruppo Pirelli;
  • Enrico Giovannini, portavoce Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile;
  • Patrizia Oradasso, responsabile Relazioni Industriali, Banca Intesa Sanpaolo;
  • Raoul Romoli Venturi, responsabile Pubbliche Relazioni, Ferrero Italia.

Coordina l’evento Paolo Griseri, La Repubblica

Con il patrocinio di Unione Industriale Torino e AIDP Gruppo Piemonte.

Nel titolo del libro di Antonio Calabrò compaiono due termini che nel dibattito culturale e politico si prestano ad una lettura ambivalente. L’impresa può essere pensata come il luogo della subordinazione del lavoro al profitto, come un soggetto che ricerca le proprie convenienze in modo indifferente verso l’ambiente e il benessere sociale. Oppure può essere considerata come uno strumento di promozione sociale e umana, come un soggetto capace di produrre ricchezza e innovazione tecnologica e sociale. Anche la parola riformista si presta ad interpretazione diverse: può denotare una politica di compromesso senza principi, una strategia di accomodamento ai poteri forti oppure può indicare una prospettiva di cambiamento e modernizzazione delle istituzioni e della società in un orizzonte di maggiore giustizia sociale. L’autore, pur lontano da una visione ingenuamente benevola del sistema italiano delle imprese, sostiene con molti riferimenti empirici la possibilità di uno sviluppo sostenibile. Uno sviluppo basato su imprese di qualità che puntano sul miglioramento del prodotto e non semplicemente sulla riduzione dei costi, sulla valorizzazione del lavoro, sul sostegno delle comunità locali in chiave solidaristica, sulla creazione di reti collaborative internazionali e non su chiusure localistiche, su una cultura che coniughi la dimensione umanistica con quella tecnico-scientifica. È questo il profilo dell’impresa riformista che secondo Calabrò può affrontare efficacemente la sfida in corso della globalizzazione e della digitalizzazione del lavoro, della difesa della dignità del lavoro. Si tratta di una prospettiva bella ma irreale o di un’utopia concreta?

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